Ovvero vizi e virtù del nostro essere italiani
In seguito al mio ultimo post sul Trial, ritengo utile sottolineare questo pensiero, sull‘essere italiani in modo tutto nostro, scritto da Federico Faggin uno dei padri fondatori del microchip e touchpad.
«In Italia mi sembra che manchi quel senso del bene comune, che vedo invece in Paesi che hanno avuto più successo e in base al quale, se uno realizza un aumento di valore, ne beneficiano tutti e non solo lui. Questa mancanza si traduce, in politica, in governi che non durano, non hanno una strategia o un piano di lunga durata, in modo da dare risultati. È un peccato perché gente brava ce n’è tanta in Italia. Capace, piena di intelligenza e voglia di fare. Viene frustrata da un ambiente che non dà opportunità, taglia le gambe… Questa rivalità si traduce a volte in una conflittualità autolesionista. Facendo un paradosso, la mentalità che sembra prevalere a volte in Italia è questa: “Sono disposto a perdere, pur di far perdere anche te”. Sembra assurdo… In una trattativa, uno può uscire vincitore e l’altro sconfitto, o viceversa. Ma si può anche ottenere entrambi qualcosa, da una negoziazione. Il modo peggiore di concludere invece è lose to lose: per non far vincere l’altro, si perde tutti e due.» Meditate gente, meditate…